.
www.robertocalvi.it    -    Copyright © 2011    -    All Rights Reserved.

Google: Yahoo: MSN:

Scrivici :
Manda una mail direttamente a Roberto Calvi, clicca quì sotto.
Cerca nel sito:
I principi del risveglio psichico - spirituale       Pag. 3
Pagine di questo articolo :  1  2  3  4
Nessuno ci può dire se stiamo facendo bene o male perché,  fino a quando non raggiungiamo la totalità della coscienza,  è sempre un aspetto soggettivo: l’oggettivo della conoscenza lo trasformiamo troppo spesso in soggettivo. Soltanto il saggio rimane in una coscienza totale né oggettiva né soggettiva, ma qualcosa oltre. Noi dobbiamo arrivare oltre e tutto questo passa attraverso un risveglio psichico spirituale, dobbiamo metterci in percorso con la meditazione riflessiva.

Ogni volta che ci fermiamo ad osservarci con attenzione, a riflettere, stiamo facendo meditazione: la meditazione non è stare fermi ore e ore in una determinata posizione, no, essa è riflessione, osservazione cosciente, non prendersi in giro con varie scuse, essere sinceri con noi stessi è una forma di meditazione. Ed è quel percorso che ci porterà ad entrare nella sostanza della vera meditazione che è il silenzio, il silenzio dell’anima, il silenzio dove il pensiero non esiste più, ma c’è qualcosa che non è comunicabile, che si espande, un infinito che è dentro di noi, l’esterno e l’interno scompaiono, c’è una coscienza; ma è difficile mantenere quell’ “attimo presente” sempre!

Ma se noi decidiamo di creare dentro di noi i principi del risveglio, ecco che attraverso l’autoanalisi e facendo attenzione alle intenzioni che mettiamo nelle azioni piano piano ci arriviamo: è troppo importante l’intenzione con cui faccio le cose, è egoismo, altruismo o sono già in grado di comprendere ciò che è giusto?

Se non riusciamo ancora a comprendere ciò che è giusto, cominciamo almeno a vivere un’esperienza di altruismo, perché è ora di smetterla di pensare che commercialmente la morte tua è vita mia: ogni volta che muore qualcuno in qualsiasi sua condizione qualcosa di noi muore con lui. Non abbiamo ancora capito che se noi distruggiamo un altro – anche commercialmente – qualcosa di noi viene distrutto?

In qualsiasi azione, ogni volta che c’è una perdita per qualcuno, è sicuro che nel nostro guadagno c’è un po’ di perdita, sempre. E’ una legge di causa ed effetto, perdita sicuramente non nel piano materiale, ma costruiamo dentro di noi quello che viene chiamato un karma, e questo karma è quello a cui dobbiamo rispondere, rispondere profondamente, perché nessun altro lo paga, il debito è nostro. Se abbiamo creato un accumulo di poteri psichici e beni materiali a danno di altri automaticamente poi lo paghiamo. Possiamo girare, andare dove vogliamo ma è scritto dentro di noi. Qui stiamo bene, magari viviamo tutta la vita sereni, e non è detto che sia tutta la vita così. Come le cose ci vengono regalate potremmo da un giorno all’altro non avere più nulla, trovarci a zero. Da un  momento all’altro tutto quello che pensiamo di avere potrebbe non esserci più. Che cosa è che ci rimane in questo caso?

Niente, se non abbiamo sviluppato i principi della coscienza, quel nostro senso di essere in profondità, se non ho sviluppato l’ ”io sono” in positivo perchè “io sono” si può sviluppare anche in negativo. Non è colpa di io sono (ego sum) quello che noi facciamo, sono le azioni che noi facciamo che lo rendono positivo o negativo. Se noi siamo forti nei nostri principi, non saremo mai distrutti dalle vicende della vita, ci saranno delle vecchie abitudini che dobbiamo cambiare: da uno stato di benessere potrei arrivare ad uno stato di indigenza, però se io sono forte dentro, nel mio essere, queste cose le supero perchè ho la forza dell’individualità cosciente. L’individualità cosciente è potenza che ci spinge a sviluppare, se siamo curiosi, la conoscenza. E la conoscenza piano piano ci fa comprendere che, per quanto grandi pensiamo di essere, siamo piccini.

Quando conosciamo poco pensiamo di essere grandi, dei piccoli padreterni.  Il bambino appena vede un oggetto che gli piace dice: “bello”, “mio”, “io sono grande”, “ma tu sei piccolo! no io sono grande”.  Allo stesso modo, tanto più siamo ignoranti tanto più pensiamo di essere grandi.  Quanto più si cresce quanto più si comincia a dubitare del proprio  “pensare di sapere” ecco che piano piano si sviluppano quelle caratteristiche che ci spingono ad acquisire conoscenza, perchè cominciamo ad essere coscienti che il nostro pensare di sapere non è abbastanza, ci fa piccini.

Il sito è in rifacimento, torna a visitarci per scoprire le novità aggiunte
Notizie: